Il Comune di Parma si ritrova con un tesoretto di 33 milioni di euro, frutto di un avanzo di bilancio. La delibera è stata approvata lunedì scorso in consiglio comunale.
E adesso l’Amministrazione Comunale deve decidere come spenderli o, meglio, investirli.
La notizia è passata quasi inosservata e, comunque, decisamente sottostimata.
In tempi di magra ritrovarsi in casa 33 milioni pronta cassa è una bella soddisfazione per il sindaco Guerra che, a metà mandato, si trova nell’invidiabile condizione di poter dare un colpo d’ala al quinquennio e proprio su questo aspetto si aprono diversi scenari.
Di primo acchito l’intenzione, tra le fila della maggioranza che amministra il Comune, era quella di comprare azioni Iren con un duplice effetto: garantirsi un dividendo maggiore ogni anno, utilizzabile per la spesa corrente, e aumentare il “peso” politico nella multiutility. Col passare dei giorni tuttavia sono emersi altri ragionamenti e, se così possiamo dire, altri “appettiti”.
Ma procediamo con ordine.
La novità di un avanzo eccezionale ha cominciato a circolare a metà marzo. A inizio aprile è divenuta certezza con la delibera di giunta che ha assunto il bilancio consuntivo 2024 sottoposto infine al consiglio comunale per la ratifica lunedì 28 aprile: delibera approvata con 18 voti favorevoli della maggioranza e 5 contrari delle opposizioni.
È stato il grande momento di Marco Bosi, assessore al bilancio, che ha presentato i conti soddisfatto ma con understatement, senza enfasi. Potete ascoltarlo, e vederlo, nella relazione esposta al consiglio comunale (qui il punto esatto)
Bosi ha introdotto il bilancio dicendo che è rientrato l’allarme sul costo dell’energia ma nel biennio l’inflazione è stata del 13% ed ha portato, per gli stessi servizi erogati, ad un incremento della spesa corrente per 5,4 milioni di euro (ndr: d’ora in avanti useremo la sigla mln = milione di euro). Purtroppo parimenti le entrate per la parte corrente si sono contratte di 1,1 mln.
La maggior entrata per il Comune deriva dall’Imu: 56,086 mln in calo rispetto ai 57,3 mln dell’anno precedente. Probabilmente dovuta – dice Bosi – a una recente sentenza sui fabbricati che permette ai coniugi di fissare la residenza in immobili differenti (ndr, par di capire: diventando prima casa, dunque esenti Imu).
Nel frattempo è anche calato il recupero dell’evasione Imu, il grosso è già rientrato.
Il Comune inoltre deve sottostare alla Spending Review e quindi per il 2024 ha dovuto “restituire” allo Stato 1,125 mln.
Sul fronte delle uscite anche da rilevare l’aumento dei costi salariali. I dipendenti a tempo indeterminato del Comune sono cresciuti passando da 1.117 a 1.215. Le assunzioni totali nel 2024 sono state 204: una parte è stabilizzazione di contratti a termine. Il saldo finale di circa 100 unità è dovuto anche a pensionamenti e mobilità verso altri datori di lavoro.
Da porre attenzione all’indebitamento che, dopo tanti anni, cresce in maniera significativa: l’anno scorso il Comune ha acceso mutui per 19 milioni (a fronte degli 11 nel 2023) e la situazione debitoria cresce, per il solo Comune (ossia senza le partecipate) passando da106 a 118,5 mln.
E veniamo alle entrate che hanno portato all’avanzo “monstre” .
Si parte da alienazioni finanziarie straordinarie passate da 1 mln a 4,180 con le operazioni sulle partecipate Smtp e PGE.
Raddoppiano i contributi di costruzione: in vista del nuovo PUG si sono accelerate e concluse pratiche non più rimandabili, facendo passare le entrate di oneri di urbanizzazione da 4,923 nel 2023 a 8,635 mln nel 2024.
Ma quello che rende il 2024 un “anno eccezionale e irripetibile” è il lavoro fatto sui fondi rischi.
che ha liberato risorse davvero ingenti.
Si tratta di tre azioni diverse. Un lavoro certosino dell’avvocatura (sia dovuto a cause concluse in modo positivo per il Comune, sia con oneri di spesa ridotti rispetto alle previsioni, sia con un ricalcolo del rischio sulle cause aperte) ha portato alla riduzione del Fondo rischi su cause da 21,850 a 12,500 mln. Dunque risorse liberate per 9,348 mln.
Stesso lavoro sul fondo crediti di dubbia esigibilità: ossia la percentuale su crediti non incassati nel quinquennio, ridotto di 9,488 mln
Terzo componente: riduzione fondo perdite su partecipate pari a 2,277
“La somma di queste voci cuba 21 milioni, la parte più importante dell’avanzo – afferma l’assessore al bilancio – così come i risultati straordinari in termini entrate: hanno permesso di non postare a fondo ciò che avevamo accantonato nel corso dell’anno, come da normativa: altri 7 milioni” (ndr dalle voci straordinarie citate sopra) e si arriva a 28 milioni”.
Infine va in avanzo una mancata spesa, prevista, di 5 mln. (ndr: in teoria un risparmio, ma in realtà si tratta di una mancata spesa nel settore sociale e famiglia che nel complesso eroga servizi per 80 milioni … ma non riesce a spenderli tutti e questo induce mugugni nella stessa maggioranza ma peraltro l’opposizione non affonda su questo tema)
E dunque si registra “Un avanzo di 33 milioni: il più importante di sempre sia in riferimento al passato sia guardando ai prossimi anni. È stato fatto un lavoro di pulizia eccezionale – sottolinea Bosi, prima di mettere in guardia – nel 2025 avremo un incremento di 1,5 mln nei costi stipendi, che aumenterà a 2,5 mln nel biennio, più gli aumenti Istat. Inoltre nl 2026 si andranno a ultimare le opere Pnrr, con maggiori oneri in termini di utenze”.
Bosi prudentemente si astiene da dare una linea politica su come indirizzare il “tesoretto”:
“La responsabilità – dice l’assessore – è di utilizzare queste risorse per creare spazi di spesa sulla spesa corrente nei prossimi anni. Non giocarceli, come fatto con gli avanzi in passato, solo sulle esigenze dell’anno in corso. Dovremo fare ragionamenti completamente diversi. Sia verso un indebitamento che cresce ma anche in ottica del triennale delle opere pubbliche”.
E qui veniamo alle proposte su come spendere questi 33 milioni.
Il dibattito interno alla maggioranza è ancora embrionale, come attestano gli interventi susseguitisi in consiglio comunale. Dopo l’unico rimbrotto giunto dal consigliere di opposizione Bocchi (FdI) sono intervenuti, congratulandosi con giunta e staff tecnico del Comune, i consiglieri Boschini (Parma Sinistra Coraggiosa), Campanini, Marsico, Arcidiacono (Pd), Nouvenne (Prospettive) e Pinto (Effetto Parma) chi richiamando le esigenze di welfare, chi di riduzione indebitamento, chi di approfittare per razionalizzare spese, tagliare quelle marginali e rafforzare altri settori o indirizzare in nuovi servizi. Infine, in modo circospetto, si chiede di aprire un ragionamento su come investire in modo fruttuoso l’avanzo, senza citare il soggetto destinatario delle attenzioni. In quest’ottica, dalla registrazione del consiglio comunale sono da ascoltare in particolare gli interventi dei consiglieri Marsico e Pinto.
Togliamo il velo. Come anticipato, la prima intenzione circolata nella maggioranza di centrosinistra – e tuttora è l’intenzione che va per la maggiore – è di comprare azioni Iren. Subito si ipotizzava di investire pressocché la totalità del “tesoretto”.
Col passare dei giorni sono emerse richieste di “attenzione” da parte dei 9 assessorati e dunque il ragionamento in corso ora è di investire 20 milioni in Iren. E qui si aprirebbe il capitolo del “valore” di acquisto delle azioni. Operando sul flottante oggi il valore di mercato di un’azione Iren è stimato in 2,3 euro. (Ndr: a inizio marzo la quotazione era di 2,01 euro, oggi 2 maggio è salita a 2,5 euro… effetto delle voci o del super utile 2024 di Iren?)
Dunque, per la somma di 20 milioni, il Comune di Parma incrementerebbe dello 0,5% il suo pacchetto azionario. Secondo altri ragionamenti, che ipotizzano l’acquisto di azioni da parte di un socio pubblico in via privilegiata a un costo di 1,6-1,8 euro ad azione, se ne potrebbero acquisire un numero maggiore. Al di là di queste valutazioni, il risultato si scosterebbe di poco.
Il “peso” politico di Parma che oggi detiene il 3,163% delle azioni Iren (direttamente e tramite le partecipate), rispetto ai Comuni soci di Reggio Emilia, Torino e Genova, non cambierebbe. La stima sui maggiori dividendi da incassare sarebbe di 1 milione aggiuntivo – rispetto ad esempio ai 5,3 milioni che arriveranno a Parma quest’anno da Iren. Si tratta di risorse utilizzabili per finanziare la spesa corrente, dunque considerate strategiche.
Nel frattempo stanno emergendo altre due opzioni. Da un lato l’intenzione di realizzare una “grande opera” che dia lustro all’operato dell’Amministrazione, e del sindaco. Per prima cosa si sta valutando il piano delle opere pubbliche che vede diverse incompiute. In pole position ci sarebbe l’intervento sull’ex scalo merci in viale Fratti (per farci cosa?) e in subordine l’ex deposito Tep (ora Smtp) in via della Villetta, da destinare a casa della salute ove trasferire l’attuale polo sanitario di via Pintor, per poi ristrutturare a uso scolastico l’edificio Ausl.
Opere di riqualificazione necessarie ma che non paiono tuttavia di portata tale da lasciare il segno.
E in seno all’Amministrazione si vorrebbe qualche idea nuova, più creativa, un pensiero out of the box, anche se le tempistiche di ideazione, progettazione e realizzazione andrebbero ben oltre la scadenza delle elezioni del 2027.
L’altra opzione, più prudenziale, suggerisce di intervenire sui mutui per ridurre l’indebitamento con una maxi-operazione di ricontrattazione, andando a chiudere i mutui più onerosi. Come scritto sopra, l’anno scorso ha visto crescere l’indebitamento complessivo a 118,5 milioni.
In tutto questo ci sono poi da gestire le richieste degli assessori, costretti a “tirare la cinghia” nell’ultimo anno, e che vorrebbero un bonus di spesa di 1 o 2 milioni, a seconda del peso dell’assessorato, per un totale di circa 10 milioni.
Questi i fatti (delibera e discussione pubblica in consiglio comunale sull’avanzo di 33 milioni) e le indiscrezioni (raccolti in ambito di maggioranza). Ora qualche considerazione e una domanda a lettrici e lettori.
La prima impressione è senz’altro positiva: sapere che il Comune ha a disposizione una bella somma per interventi straordinari a favore della comunità, di questi tempi, è un bel segnale.
La seconda è la sorpresa di trovare in un colpo solo tali razionalizzazioni dei fondi rischi e svalutazioni crediti da far domandare se una miglior armonizzazione non fosse possibile già negli anni trascorsi.
La terza è sull’assenza di gran parte della minoranza nel consiglio comunale di lunedì scorso, su una delibera così significativa e che si prestava a letture contrastanti: invece assenti Vignali, Cavandoli, Ubaldi e anche Brandini, Costi e Osio; solo Bocchi è intervenuto, chiedendo peraltro un minimo chiarimento sulla spesa sociale.
C’erano assenze anche tra le fila della maggioranza tra cui risaltava lo scranno vuoto del sindaco Guerra e, anche questo, è degno di nota.
La quarta considerazione è che la città e la democrazia, per quanto assonnata, meriterebbe un dibattito pubblico – ancora meglio un percorso partecipato, ma forse questo è ambire troppo – sulla destinazione di questo utile /avanzo di bilancio. Crediamo che un centrosinistra in quanto tale non dovrebbe avere timori nell’imbastire un confronto simile. L’opzione di investire in Iren ha con sé pregi e difetti, perché se è vero che i dividendi si riverberano sui Comuni è altrettanto vero che i servizi di Iren vengono pagati dagli stessi cittadini e, come insegna la vicenda teleriscaldamento, non proprio a buon mercato.
Infine la domanda a lettrici e lettori: voi come investireste i 33 milioni del “tesoretto” del Comune?
Scrivetelo a pr.parallela@gmail.com
Francesco Dradi