Piccoli Studentati crescono
Nei prossimi due anni altri 500 posti a tariffe agevolate
30. All’esame è un voto che è accolto con gioia.
In questo caso, 30 sono i nuovi posti letto per studenti universitari in una nuova residenza e, dopo anni di immobilismo, è una buona notizia che, giustamente, viene accolta con una certa enfasi.
Tanto che il 23 giugno, lunedì pomeriggio, all’inaugurazione della palazzina studentesca in via Umbria / via Tanara, ci sarà anche la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Il plesso, ristrutturato tramite Er.Go con fondi PNRR, consta di tre palazzine: una è pronta mentre altre due sono in ristrutturazione, per un totale di 100 posti letto a regime. L’operazione è particolare perché si tratta del recupero ad una funzione sociale di un complesso che era sede di una Rsa per anziani, al centro di un tragico episodio due anni fa.
I 30 posti vanno ad aggiungersi ai 632 che Er.Go, l’azienda regionale per il diritto agli studi superiori, già gestiva a Parma.
Residenze universitaria Er.Go
Residenze universitarie Er.Go n. 7 + 1 | Posti letto 632 + 30 |
Cavestro, p.le Bertozzi | 95 |
Cocconi, borgo Cocconi | 20 |
Ulivi, via Pasini | 122 |
San Pancrazio | 110 |
Volturno | 212 |
Via Casalegno Tobagi | 25 |
Montebello, piazza Occorsio | 48 |
Tanara | 30 |
Una buona notizia tuttavia, continuando nella metafora, è un 30 senza lode, perché siamo lontanissimi dalla cifra che dovrebbe essere garantita, a costi accessibili, dalla nostra città agli studenti fuori sede: 3.600 posti letto.
«Sì – conferma il rettore dell’Università di Parma, Paolo Martelli – in base alle tabelle europee e che il ministero dell’università ha adottato ogni città dovrebbe fornire a costi convenzionati il 20% dei posti letto ai fuori sede. Considerato che quello di Parma è il terzo ateneo per attrattività e che il 57% degli studenti iscritti viene da fuori provincia, ossia circa 17.000, il calcolo percentuale porta ad avere questo numero di 3.600».
Quella degli studentati è una questione nodale per il futuro delle Università e delle città stesse. La protesta delle tende, lanciata due anni fa a Milano dalla studentessa Ilaria Lamera, emulata e dilagata in tutta Italia, compreso Parma, è scemata presto. Per una volta, la politica ha dato una risposta e il governo ha destinato un filone dei fondi PNRR proprio alla costruzione di studentati. In estrema sintesi: 1,2 miliardo di euro per realizzare 60.000 posti letto in tutta Italia. Concretamente 20.000 € di finanziamento per ogni posto letto creato, per tre anni, a patto che il posto letto sia mantenuto disponibile per 12 anni a prezzi calmierati. So’ soldi e le società immobiliari ne hanno subito approfittato. Invece, date le tempistiche molto strette, la Pubblica Amministrazione (Università in primis) non ha potuto approfittarne (occorreva individuare aree edificabili, o immobili da ristrutturare, fare gare, appaltare, aprire i cantieri e concludere i lavori al 30 giugno 2026. E dunque spazio ai privati. A Parma si segnala un’unica operazione in corso: la costruzione di uno studentato da 450 posti letto in strada dei Mercati, nell’ex area Lampogas, ad opera della società Rose Hope Italia srl di Fidenza. Come da normativa il 30% dei posti (ossia 135) sarà riservato a condizioni DSU (diritto allo studio universitario) mentre il restante 70% dovrà comunque essere reso disponibile a prezzi calmierati.

E questo è quanto si sta muovendo e sarà disponibile per il 2026/27.
Tempi più lunghi invece sono stimati per arrivare in fondo a rendere abitabili due strutture di proprietà dell’Università: l’ex carcere di San Francesco del Prato (87 posti) e l’ex convento dei cappuccini in borgo Santa Caterina (61 posti).

«La scelta della rigenerazione – spiega il rettore – comporta costi più elevati e tempi indefiniti. A San Francesco iniziati gli scavi nelle adiacenze del canale Naviglio sono state trovate delle anfore di epoca romana e dei pavimenti in cotto del periodo farnesiano. La Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Culturali ha giustamente fermato tutto per valutare i reperti. Questo però comporta una lievitazione dei costi, a carico dell’Università, e una dilatazione dei tempi. Adesso i lavori dovrebbero riprendere e contiamo di completare in un anno e mezzo, salvo imprevisti. Per Santa Caterina speriamo di dare il via tra poche settimane. La durata del cantiere sarà due anni».
Altre iniziative in essere sono: una manifestazione d’interesse per acquisire in locazione degli alloggi in zona Campus, la partecipazione alla Fondazione Parma Housing Center (presentata mercoledì, qui un comunicato) e l’accordo ancora valido con l’Asp Ad Personam per una quota di posti (70 ?) da ricavarsi in una ristrutturazione con cambio di destinazione, da anziani a giovani, della struttura Romanini-Stuard in Oltretorrente. «Su quest’ultima non ho notizie aggiornate – circostanzia il professor Martelli – mentre la Fondazione Parma Housing che ci vede assieme ad altri enti pubblici per cercare appartamenti sfitti da raccogliere, con le adeguate garanzie e tutele per i proprietari. D’accordo che era già stato tentato un Fondo affitti rivelatosi un insuccesso, ma questa nuova formula è più interessante e speriamo dia frutti, per destinare appartamenti a studenti e, anche, al personale sanitario che è più in difficoltà nel reperire alloggi».
Gli studenti per alloggi in camere singole o doppie a prezzi calmierati possono rivolgersi anche a Camplus (370 posti tra borgo Cocconi e zona Campus) e Joivy-Dove vivo (200 posti al Campus), società private che hanno sviluppato il loro business nel segmento degli alloggi di servizio, tipo studentati, ma aperti a tutti, con fasce di prezzo medie. Con questi soggetti l’Università di Parma ha un’interlocuzione ma non convenzioni.
Insomma tirando tutte le somme, e guardando fiduciosi al 2027, ci sarà un balzo a 1.600 posti, all’incirca.
«Abbiamo bisogno di altri 2.000 posti letto – non ci gira intorno il rettore – Abbiamo presente la necessità di dare risposte sugli alloggi e questo è un tema che riguarda tutta la città. L’Università porta a Parma 17.000 giovani, per cinque anni della loro vita. E dopo la laurea, raggiunta da circa il 70% dei nostri studenti, questi giovani possono fermarsi a lavorare nelle imprese del territorio. E dunque è interesse di tutti essere attrattivi, che significa anche dare servizi, in primis l’alloggio. Er.go copre al 100% il diritto allo studio con un impegno della Regione Emilia-Romagna di 160 milioni, un sostegno aumentato del 5%, tuttavia chi supera la soglia Isee (20.000 euro, ndr) non può accedervi, e sono comunque fasce di popolazione che fanno fatica e che dobbiamo sostenere. I finanziamenti PNRR hanno avuto un impatto positivo ma i fondi non andranno esauriti. Quello che veramente manca è una politica nazionale per gli studentati».
Francesco Dradi