Scalo a terra. Cosa succede ora all’aeroporto?

Le risorse per l’operatività dell’aeroporto Giuseppe Verdi sarebbero garantite fino al termine dell’estate, in pratica fino all’ultima domenica di settembre. Dunque chi ha prenotato voli nei prossimi giorni, per una delle 4 destinazioni (Cagliari, Olbia, Palermo, Chisinau) in partenza e arrivo dal Verdi può stare relativamente tranquillo.

Ma allora la scadenza del 5 agosto per scongiurare la messa in liquidazione della società, denunciata da Parma Aeroporto srl – Upi (socio di minoranza col 20% di Sogeap) cosa significa?

Si tratta di una scadenza interna, fissata dai soci di Sogeap (ossia Centerline, azionista di maggioranza col 79,5% e Parma Aeroporto srl, società di scopo dell’Unione Parmense Industriali) nell’assemblea del 30 giugno che ha deciso una ricapitalizzazione di 8 milioni di euro per coprire le perdite e rilanciare. Centerline, con una comunicazione del 1° luglio, ha detto di aver versato quasi 1 milione di euro e questo, appunto, dovrebbe consentire l’operatività per tutta l’estate. Salvo sorprese.

Prima di procedere nella lettura: se non vi raccapezzate ecco qualche link che può essere utile per approfondire. Questi i nostri articoli precedenti: L’aeroporto non decolla (30 maggio) – Crisi Sogeap, aeroporto a un passo dalla chiusura (30 giugno) – Colpo di scena, Centerline si tiene l’aeroporto Verdi (2 luglio) – Ore contate per l’aeroporto (31 luglio) – Botta e risposta tra Upi e Centerline (1 agosto).

Questi i comunicati dei soci Sogeap (1 agosto): Unione Parmense IndustrialiCenterline

I commenti di istituzioni, sindacati e politici (2 agosto): intervento del Sindaco di Parma, Michele Guerra – la posizione di Filcams Cgil Parma, Fisascat Cisl Parma Piacenza, Uiltucs E/R– le dichiarazioni di Pietro Vignali consigliere comunale e regionale Forza Italia – il comunicato di Alleanza Verdi Sinistra – la dichiarazione di Maria Federica Ubaldi (Civiltà Parmigiana) – il comunicato del Partito Democratico di Parma

Cerchiamo ora di arguire quali scenari si aprono, dopo il duro scambio di comunicati tra i soci di Sogeap. Uno showdown che paradossalmente può agevolare la soluzione dei problemi.

Facciamo un passo indietro per inquadrare sinteticamente la situazione. Partiamo da un dato di fatto, certificato in questi anni. L’aeroporto “Verdi” di Parma soffre di nanismo e, alle attuali condizioni, non potrà mai produrre utili e, neanche, chiudere in pareggio. Per sostenersi occorre che uno scalo aereo in Italia raggiunga 1 milione di passeggeri. Secondo il piano industriale di Centerline il break even poteva essere raggiunto anche con 7-800mila. Nel 2024 i passeggeri sono stati 133mila. Dunque servirebbero molti più voli e rotte, specialmente con destinazioni europee. Facile a dirsi meno a farsi, anche perché il Verdi non dispone di piazzole e hangar per la sosta degli aerei. Significa che Parma è una destinazione di arrivo e ripartenza. E questo è un elemento di penalizzazione. Inoltre non vi sono servizi a terra (negozi, parcheggi, attività collaterali) che possano fungere da elementi attrattivi e di reddito.

In parte avrebbe potuto essere risolto con il PSA (Piano di sviluppo aeroportuale) con i famosi 12 milioni di fondi ministeriali derivanti da finanziamenti europei. Un dibattito che ha attanagliato la città per anni, poiché nelle intenzioni di Sogeap ante 2019 c’era una virata sullo sviluppo cargo.

Ottenuto il via libera a questo PSA, seppur con i paletti posti dal Comune di Parma nell’ottobre 2023, si è effettivamente affacciato un operatore, Centerline, che nel giugno 2024 ha acquisito la maggioranza di Sogeap ma, a sorpresa, si è detto disinteressato sullo sviluppo cargo, per puntare tutto sul traffico passeggeri, considerato il bacino d’utenza potenziale.

Peraltro per allungare la pista e ampliare l’aeroporto la stima di costi era di 30 milioni, solo un terzo dunque coperto dal finanziamento pubblico, la cui scadenza è il 31/12/25. Se non saranno spesi (e non si vede come possano esserlo, dato che non sono mai partite nemmeno le lettere di avviso esproprio per i terreni confinanti) torneranno a disposizione dello Stato per altre finalità.

E d’altronde – inciso – l’aeroporto di Firenze, che ha una pista più corta di quello di Parma, nel 2024 ha visto 3,4 milioni di passeggeri. Sorge il dubbio che più che la lunghezza della pista conti il bacino di utenza reale e l’attrattività della destinazione.

Come che sia, in un anno Centerline non è riuscita nemmeno a “scaldare i motori”. E d’improvviso si è accorta che il Verdi succhia denaro. Purtroppo in assenza di dati ufficiali (non sono disponibili il bilancio 2024 e neanche il percorso di ricapitalizzazione dell’ottobre ’24) è difficile approfondire le analisi. Fatto sta che ora si è giunti a un punto di svolta. Questi gli scenari possibili.

Scenario 1

I soci si riappacificano e ricapitalizzano, subito con un acconto, e il saldo entro fine settembre. Sogeap può continuare e cercare l’intervento di attori istituzionali, come auspicato da Centerline, che tradotto significa un sostegno pubblico. In che forme è da vedersi, dato che in base alle normative una società privata in perdita non può essere compartecipata da organi dello Stato. Tuttavia le Istituzioni potrebbero agevolare una partnership con altri soggetti gestori di aeroporti, a partire dall’Aeroporto Marconi di Bologna che vede azionista di maggioranza la Camera di Commercio bolognese.

Scenario 2

Centerline si ritira e Upi, tramite Parma Aeroporto srl, sottoscrive il 51% del capitale e riacquisce la maggioranza di Sogeap, per trattare con altri operatori che possano subentrare nella gestione. Anche in questo caso cercando sponde con le Istituzioni e altri gestori di aeroporti, ricontattando forse anche SEA (aeroporti milanesi).

Scenario 3

Messa in liquidazione di Sogeap. Lo scalo sospende le sue funzioni e il personale andrà in cassa integrazione sperando che possa essere ricollocato. Il titolo dell’aeroporto – che ha abilitazione internazionale e fa parte della rete nazionale degli aeroporti – torna ad Enac che apre un bando per la riassegnazione. Le tempistiche complessive dovrebbero essere di un anno, tra liquidazione, apertura bando e assegnazione. Se le condizioni saranno appetibili è presumibile che nell’autunno 2026 arrivi un nuovo gestore pronto a ripartire da zero, senza doversi accollare i debiti pregressi.

Al di là di ogni considerazione politica sul valore dell’aeroporto “Verdi” come infrastruttura al servizio del territorio di Parma, alla fine il punto è questo: se non c’è un ritorno economico, perlomeno in pareggio sul medio-lungo periodo, lo scalo non può rimanere aperto.

Un aeroporto non è considerato un servizio essenziale che il settore pubblico deve garantire ai cittadini. Il gestore può essere una società partecipata, ma un socio pubblico ha il divieto per legge di investire in società in perdita. I privati investono se, giustamente, ricavano un profitto. E qui, invece, ci stanno solo bilanci in “rosso”, con perdite medie di 3,5 milioni l’anno. A bocce ferme dovrà essere fatta una riflessione sul percorso fallimentare della privatizzazione del “Verdi” voluta nel 2008. (dra.fra.)

2 commenti
  1. Luigi
    Luigi dice:

    Bravi, ecco come un giornalista deve scrivere.
    Non é più roller abile Che I mezzi di informazione siano diventati organi di propaganda, né è un esempio la Gazzetta di Parma di proprietà della UPI che azionista di Sogeap, potrà forse fare informazione?

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