Langhirano: il Garante Privacy sanziona l’Unione montana per videosorveglianza illecita della Polizia locale
Quando a essere multati sono i vigili la notizia è da manuale giornalistico: l’uomo che morde il cane.
È accaduto a Langhirano. La telecamera di sorveglianza dell’accesso al comando di Polizia locale non era adeguatamente segnalata e dunque era illecita (o meglio: illecito l’uso che se ne è fatto).
Una denuncia per “violazione della disciplina in materia di protezione dei dati personali, riguardante il trattamento dei dati personali, mediante una telecamera di videosorveglianza” all’esterno della sede dei vigili urbani, è stata presentata nel 2023 al Garante della Privacy, che ha aperto un fascicolo istruttorio, chiedendo informazioni al titolare del trattamento dati ossia all’Unione Montana Appennino Parma Est, sotto cui ricade la Polizia locale a servizio dei Comuni consociati (sette comuni: Langhirano, Lesignano, Neviano, Tizzano, Corniglio, Monchio, Palanzano).
Dopo le risposte fornite dall’Unione e ulteriori approfondimenti il Garante ha stabilito “che, nel caso di specie, il livello di gravità della violazione commessa dal titolare del trattamento sia alto”.
È quanto si legge nel provvedimento n. 201 del 10 aprile 2025 (emesso il 28 aprile) in cui il Garante della Privacy, concedendo che l’Unione montana “non ha precedenti” ed “ha offerto buona cooperazione” “ritiene di determinare l’ammontare della sanzione pecuniaria nella misura di euro 8.000” e di ingiungere al pagamento della sanzione (riducibile alla metà se pagata entro 30 giorni) e di apporre “un’informativa di primo livello sul trattamento dei dati personali”.
L’Unione montana ha accettato l’ingiunzione e il 26 maggio ha emesso due determine riconoscendo implicitamente di avere torto (nella prima determina è scritto: “ritenuto opportuno non proporre ricorso dinnanzi all’autorità giudiziaria ordinaria avverso il Provvedimento del Garante”), per pagare la somma ridotta di 4.000 euro e acquistare 4 cartelli con la scritta “Area videosorvegliata” per 122 euro.
Cercando di uscire dal linguaggio burocratico-legalese degli atti tentiamo di spiegare in termini semplici cosa è successo. Alla base di tutto è bene sapere che vi è un rapporto fortemente conflittuale tra agenti e comando della polizia municipale dell’Unione montana (su questo torneremo in un prossimo articolo). La sede del comando all’epoca dei fatti era in via Cascinapiano 1 a Langhirano, mentre ora è ubicata nella palazzina comunale in via Pelosi 11 sempre a Langhirano, che è il paese in cui ha sede l’Unione montana, essendo Langhirano il Comune principale con una popolazione di oltre 10mila abitanti, sui 22mila dell’intera Unione montana.
Il 2 gennaio 2023 un agente di polizia municipale fuori servizio entra alle 20 nella sede del Comando ad uffici chiusi, per cercare degli effetti personali che ha dimenticato. Non sta compiendo atti illeciti (come è stato appurato successivamente). La domanda è: potrebbe entrare a sede chiusa per motivi personali o non potrebbe? E nel farlo deve seguire delle procedure particolari?
Il punto viene messo dal comandante che notifica all’agente un provvedimento disciplinare che si basa anche sul fatto che è stato ripreso dalla telecamera di sorveglianza. E qui scatta l’incogruenza che porta l’agente a denunciare il fatto, considerandolo un abuso, al Garante della Privacy.
Nell’istruttoria il Garante, tramite le informazioni ricevute dall’Unione montana, appura che la telecamera è stata installata nel 2016 per motivi di sicurezza urbana a tutela degli immobili di proprietà, e che, per questi motivi, il termine massimo di conservazione dei dati sia 7 giorni. Peccato che nella notifica all’agente del procedimento disciplinare sia indicata la data del 13 gennaio (undici giorni dopo il fatto) e che le riprese non potessero essere utilizzate per il “trattamento dei dati personali dei lavoratori”.
Semplificando, possiamo dire che si tratta di due errori gravi commessi dal Comando di Polizia locale che il Garante accerta chiedendo chiarimenti all’Unione la quale li fornisce senza remore, in uno scambio epistolare a più riprese nel corso del 2024.
Due in particolare i rilievi mossi dal Garante: il primo è che per il tipo di inquadrature della videocamera di sorveglianza essa non si può configurare idonea per la “sicurezza urbana integrata”, il secondo è che è possibile riprendere l’attività dei lavoratori ma questo aspetto deve essere oggetto di un accordo sindacale e notificato specificamente (informativa di secondo livello) ai lavoratori. L’Unione montana ha siglato l’accordo sindacale sulla videosorveglianza il 21 novembre scorso, dopo l’avvio del procedimento del Garante.
Insomma, ora quella telecamera è in regola.
Francesco Dradi
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