La linea sottilissima di piazzale Inzani


Un reportage lungo 24 ore nel cuore dell’Oltretorrente

05:58 STAAC … il rumore secco, meccanico, di una serratura che scatta, rompe il silenzio notturno. Si apre un portone ed esce una ragazza in bicicletta. Rapida si dilegua verso strada D’Azeglio: l’attende il bar in cui lavora.

06:00 Da via Galaverna sbuca un giovane, a passeggio con due cani: uno grande bianco e uno piccolo nero. Un altro portone si apre: un uomo esce a piedi. Qualche finestra si illumina dietro le persiane. In strada D’Azeglio transita la macchina del lavaggio strade col suo ronzìo di spazzole.

06:03 Un giovane migrante, nero, arriva in bicicletta ed entra in casa, ha finito il turno di lavoro in fabbrica. Un altro uomo esce e va, la luce al 17 si è spenta.

Per dieci minuti tutto tace in piazzale Inzani. Anche i borghi intorno sono silenziosi. L’illuminazione pubblica non lascia angoli bui. In alto, il cielo è ancora blu scuro, l’aria è tersa, si capisce che sarà una bella giornata.

Mi hanno informato che i residenti stanno raccogliendo firme per un esposto da presentare alle autorità. Mi dicono, genericamente, che sono stufi del degrado causato dai bivacchi e dal rumore a tarda sera. Con lo spirito da cronista, ossia riportare i fatti interloquendo con le persone, decido di osservare per 24 ore la vita di piazzale Inzani, il cuore dell’Oltretorrente, quartiere simbolo dell’accoglienza, per tentare di capire cosa succede realmente, se le preoccupazioni dei residenti sono fondate o meno. È un venerdì di inizio settembre, uno dei giorni “caldi” del fine settimana in quella che qualcuno definisce la Montmartre parmigiana, o della piccola Parigi.

È un reportage lungo, mettersi comodi per la lettura.

Il cuore dell’Oltretorrente, immagine satellitare tratta da Google Maps

Mattina: la vita di paese

06:15 Un altro giovane migrante africano esce in bici dal 34, va al lavoro. Il rumore in lontananza di una saracinesca che si alza. Faccio due passi. Il primo negozio ad accendere le luci è l’ortofrutta di Asghar in via Imbriani all’angolo con borgo Cocconi. Dall’altro lato la barista Sonia prepara il bancone della Latteria 66 e due clienti sono già fuori che attendono.

Alle 6, la prima che va al lavoro, in bici

06:25 Il borbottìo di una moto in borgo Fiore si allontana verso borgo Parente. Si avvia la prima auto, da via Galaverna. Una signora con un bel vestito africano multicolore esce da casa e, con un panno, pulisce accuratamente dentro e fuori la sua auto, una renault clio. Venti minuti e rincasa.

06:45 I due gatti bianchi del piazzale fanno la loro comparsa e a passi felpati tentano una vana cattura di piccioni che becchettano attorno alle botti di Rivamancina.

06:50 Arriva la macchina del lavaggio, coadiuvata da addetti con lance-spruzzatori che lavano anche i marciapiedi. In dieci minuti il piazzale è sciaquato da cima a fondo. Intanto che asciuga si leva un leggero odore di detersivo.

07:15 Un uomo si affaccia da una finestra e tossisce mentre fuma una sigaretta.

Altri padroni portano i cani a passeggio: uno, due, tre, quattro… in un’ora se ne contano una decina, almeno un paio fanno i bisogni nei colletti dei tigli. Il cielo si è schiarito, un nuovo giorno inizia. Tra poco ricomincerà la scuola e allora sarà un transito di studenti, dapprima verso i licei e poi bambine e bambini della primaria. Per ora una ragazza bionda con zaino trascina una valigia con le ruote che risuonano ritmicamente sui sampietrini, e parlando al telefono, si dirige verso via D’Azeglio. Chissà che viaggio l’attende.

07:23 Si sente il rumore sordo della soffiatrice in borgo Fiore. Un netturbino la sta azionando; da sotto le auto in sosta sospinge i detriti in mezzo alla strada: bottiglie, tappi, “gratta e perdi” accartocciati. In piazzale gira in mezzo agli alberi, già qualche foglia ingiallita comincia a cadere, oltre alla minuzzaglia di altri rifiuti. Viene “soffiato” tutto tranne dai colletti dei tigli, che sono 9, e pieni di tappi e residui vari. Quella sporcizia non viene mai ripulita dagli addetti Iren, come se gli alberi fossero una zona franca. Ci pensano, di tanto in tanto, i residenti.

07:30 Arriva la macchina spazzatrice, che farà due passaggi aspirando tutto o quasi. Il netturbino svuota i sacchi dai bidoni neri, stradali. Due narrazioni da sfatare: primo, l’orario di pulizia dei borghi non è le 5, ma tra le 7 e le 8. Secondo: le bottiglie di vetro sono sospinte dalla soffiatrice in mezzo alla strada e la macchina le aspira senza romperle. In qualche caso può capitare ma, di solito, tutti i vetri rotti vengono aspirati.

07:35 Una mamma sospinge un passeggino con bambina in età d’asilo: parlano in francese.

07:52 Secondo passaggio della macchina spazzatrice.

Lavaggio completo, piazza ripulita…
… tranne i colletti dei tigli

07:55 Arriva un’ambulanza della Pubblica Assistenza, trasporti ordinari. Una signora anziana, scesa da un palazzo, da qualche minuto sta attendendo con aria smarrita… evidentemente ha però chiesto aiuto per un servizio sanitario. La caricano con attenzione e cortesia.

Una giovane asiatica cerca il patronato Inpal, con un discreto anticipo sull’orario di apertura. Sono due i Caf-patronati in strada Inzani, in concorrenza, diretti da ex protagonisti della politica locale: Gianni Bellini e Brenno Begani. Dal lunedì al sabato in questi uffici affluiscono decine di persone, in prevalenza stranieri, per le pratiche con la pubblica amministrazione.

08:00 Suona la campana dell’Annunziata, come ogni giorno da 450 anni.

Passa in bici un operatore con gilet giallo e un contenitore cilindrico sulle spalle con asta e spruzzatore, si avvicina ai tombini: una spruzzata e via.

8:05 Arriva il camioncino raccolta vetri. Un inevitabile fracasso nello svuotamento dei bidoni, e via.

Arriva un idraulico al 22, precede di poco l’autospurgo. C’è stata una fuoriuscita di acque negli scantinati e a piano terra. I problemi delle case vecchie, le fognature son tutte collegate in stecca e probabilmente un intasamento in un edificio ha provocato una fuoriuscita in un altro. Si tratta di capire dove e rimettere in sesto tutto. Una scocciatura, l’intervento durerà una mezz’ora.

08:40 È il turno del camioncino raccolta carta. I muratori cominciano a lavorare nei due cantieri di ristrutturazione edile di palazzi in borgo Fiore e via Galaverna. Uno è vuoto da tempo: i nuovi appartamenti sono già in vendita.

09:00 Una signora anziana in bici si ferma accanto alla statua di Padre Lino, un paio di minuti, il tempo di una preghiera. Sarà l’unica a farlo in tutta la giornata. Non miglior sorte per la palina che all’imbocco da via D’Azeglio ricorda le Barricate del 1922: affondata nelle erbacce, nessuno si soffermerà.

09:30 Un uomo maghrebino sui 40 arriva in bici e si posiziona all’angolo di borgo Fiore, fuma qualche sigaretta e attende. Qualche minuto e all’angolo opposto, tra piazzale e strada Inzani, un uomo sui 60, dal viso sciupato accosta la bicicletta. Dopo un po’ tira fuori una bottiglia dalle borse della bici e beve un goccio. Poi scrive sul telefono e gli arriva una telefonata, risponde con inequivocabile “r” parmigiana.

09:45 In borgo Fiore negli stalli riservati ai ciclomotori è parcheggiata impropriamente un’automobile audi, prima c’era una seat. Poi subentrerà una fiat Cinquecento, finché a ora di pranzo arriverà una ragazza in scooter che, discutendo con l’automobilista, riuscirà a farsi liberare il posto per le moto.

09:50 Una giovane donna inveisce contro un giovane uomo, contestandogli la scomparsa di 10 euro, “dovevamo andare al Ducale” urla, lui replica con voce impastata che è andato in stazione. Litigano e poi si allontanano spingendo a mano le rispettive bici. Non serve un occhio di lince per accorgersi che sono tossicodipendenti da crack.

09:55 Due signore con valigioni escono da Borgofiore house, locazione turistica. In via Imbriani i tavolini dei bar sono affollati. Se manca una cosa in piazzale Inzani è un bar da colazioni, ma abbondano nelle vicinanze.

10:40 Un viandante, con zaino e sandali, viene a rinfrescarsi alla fontanella e, già che c’è, si lava i denti prima di riprendere la sua strada.

10:30 La signora Mara tira fuori le sedie dal 24 e chiacchiera con le amiche che passano a dare un saluto, è rammaricata per i bivacchi e gli ubriachi. “Sono molto tollerante ma ormai qui si è passato il segno. Persone che bevono di continuo, a volte rumore fino alle tre di notte. Devo dire che da un paio di settimane, da quando i vigili hanno intensificato i passaggi un po’ la situazione è migliorata”. Mara vive in piazzale fin da bambina. Mi racconta un aneddoto sul padre Orazio. “Era garzone nella bottega di barbiere di suo padre, mio nonno, all’11. Durante la guerra si prestò a fare la staffetta per i partigiani. Nascondeva armi, portava volantini. Un giorno ne aveva un gran pacco, ma avvertito del rischio di perquisizionedei fascisti li buttò nella stufa tutti insieme, ne uscì un gran fumo e si danneggiò il camino che quasi si incendiava, tanto che i proprietari sfrattarono mio nonno dalla bottega”. Mara è una dei tanti che è firmato la petizione / esposto.

Per saperne di più contatto uno dei promotori, il signor Elio. Mi risponde cortesemente: “Per l’esposto stiamo raccogliendo le ultime firme, sarà indirizzato al prefetto e al questore e per conoscenza al sindaco. Dopo, forse, lo manderemo alla stampa. È promosso da residenti in via Imbriani, piazzale Bertozzi e piazzale Inzani. C’è un problema di ordine pubblico: è un disturbo reale provocato da una quantità di nulla facenti, che sono sempre per strada, bevendo e spacciando.

Non è una questione di immigrati che, anzi, meno male che ci sono. Si tratta di un misto di persone, la situazione forse non è di vero pericolo, ma va affrontata perché pian piano sta peggiorando. Altrettanto la presenza dei locali è ben accettata e si è favorevoli, la vita del piazzale è molto migliorata negli ultimi anni, tuttavia qualche locale, uno in specifico, non rispetta quanto sottoscritto con la licenza, in particolare per l’impatto acustico nelle ore notturne. Nell’esposto suggeriamo qualche provvedimento che si può prendere, ma preferisco non anticiparli”.

11:00 Gli impresari edili del cantiere hanno dei bei macchinoni e non si fanno scrupolo di parcheggiare in palese divieto… d’altronde è una sosta breve.

Il signor Stefano, che abita al 24, termina di riverniciare la saracinesca al 12, che era scarabocchiata con segni incomprensibili. Non è casa sua ma di Armando, cantante lirico che giunge di lì a poco, lamentando un mal di denti. Un saluto, due chiacchiere: è quella vita tranquilla degli storici abitanti dell’Oltretorrente, tutti che si conoscono e si prendono cura reciprocamente.

Nel frattempo in piazzale arrivano due persone, entrambe tunisine appurerò in seguito, una si siede su un cordolo che cinge un tiglio, con sguardo perso, e l’altro si accomoda sul gradino della casa popolare: ha due bottiglie di birra. Arriva un altro uomo, accento parmigiano, con birra e sigaretta, si appoggia alla staccionata della birreria.

11:45 Il tempo di andare a prendere un caffè in via Imbriani e i “bivaccatori” sono scomparsi; in compenso c’è un van blu con targa tedesca infilato in mezzo alle rastrelliere delle bici. Inciso: il piazzale è ztl pedonale, c’è categorico divieto di sosta. Dopo un quarto d’ora una famigliola con aria vacanziera esce da un palazzo che non risulta essere alloggio turistico, o perlomeno nessuna targhetta lo evidenzia. Salgono sul van e se ne vanno.

Due bambine, figlie dei negozianti dell’Africa Market 2, danno un tocco di vivacità rincorrendosi e scherzando. Sono le uniche. Nessun altro fanciullo scenderà a giocare in piazzale; di più: non si vedranno neanche ragazzi, fino ai 20 anni nessuno frequenta piazza Inzani.

12:00 Una nonna si ferma a riposare sotto l’ombra dei tigli, nel passeggino una bambina addormentata. In un cortile interno il signor Roberto si affanna con cacciaviti e chiavi inglesi per sostituire il motorino del tergicristallo della sua auto, mi spiega che lo ha recuperato da un rottamaio per risparmiare e spendere meno della metà.

13:00 Ha aperto l’osteria da Virgilio e i tavoli cominciano a riempirsi. Tra gli alberi è rimasto un solitario a bere birra.

All’ora di pranzo la piazza Inzani si svuota … ha una sua bellezza

Pomeriggio: il turno degli immigrati

13:50 Sono arrivate tre persone, sembrano dell’est europa: usano i bidoni del vetro come tavolini su cui appoggiare bottiglie di birra.

14:10 Uno dei tre va a comprare il secondo giro all’Africa market 2, il negozio di alimentari e generi vari al civico 7 del piazzale. Sarà un continuo andirivieni fino a sera.

15:10 nella compagnia degli europei arrivano altri due; mentre poco distante sono tornati i tunisini.

È ora di parlare con loro.

Approccio il gruppo: il più spigliato si fa avanti e, sotto anonimato, accetta di parlare e mi dice che sono moldavi. Quasi tutti indossano magliette rosse con logo di una nota azienda locale. Uno arriva anche col furgone della ditta lasciandolo… in divieto di sosta. Alla fine il gruppo sarà di una decina di persone. Lui abita in via Bixio da 14 anni, spiega che si fermano a bere qui e non al bar perché la bottiglia di birra acquistata al market costa 1,80 €. Così hanno preso l’abitudine di trovarsi qui, in piazzale, a fine turno, specialmente nei week end. Bevono, chiacchierano e stanno tranquilli, mi assicura.

Mi avvicino all’altro gruppo. Sono tutti tunisini e, di fatto, divisi in mini gruppetti. Colui che mi risponde dice di essere operaio metalmeccanico a San Polo di Torrile da 32 anni e di abitare in centro. Non beve, passa di qui a vedere se ci sono amici. Mi dice “Sedersi al bar costa troppo, i nostri stipendi sono bassi. Allora ci troviamo in compagnia così. Ma non facciamo niente di male, e buttiamo le bottiglie nei bidoni”. Lo rivedrò verso le 21, decisamente brillo. E di bottiglie disperse ce ne saranno. Il problema è anche questo: i baristi se ti vedono in “basa” (ubriaco) smettono di servirti, invece il market continua a vendere bottiglie a chiunque.

Un altro è muratore imbianchino, si chiama Omar. Da qualche anno vive a Langhirano ma prima abitava in via Imbriani. “Sono innamorato dell’Oltretorrente” dice “e quando posso torno qua, perché mi trovo bene”. Ha preso un giorno di permesso mettendo in fila la visita dal medico e altre commissioni. Tra un impegno e l’altro torna in piazzale, dalla mattina. E intanto che si ferma, beve birra, da solo o in compagnia.

17:00 Aprono i locali. Rivamancina coi suoi 14 tavolini e 60 sedie sotto i tigli è il fulcro, per la posizione strategica e i prezzi popolari: una birra piccola 3 €.

Alfredo e Genni hanno rilevato il locale da Marcello, che in primavera si è spostato in via Imbriani aprendo un’osteria trattoria, dove prima c’era Beppe. Alfredo era educatore e gestore di centri accoglienza migranti mentre Genni (diminutivo di Generoso) era operaio in Parmalat. “Siamo soddisfatti di come sta andando il primo anno – dicono – abbiamo diversificato un po’ l’offerta rispetto a prima, puntiamo comunque ancora su eventi musicali e culturali, ogni quindici giorni, tranne d’estate. E c’è un buon riscontro. I concerti richiamano persone ma siamo attenti a non sforare gli orari. In piazzale ci sono diverse anime che convivono, questo è un bene. Noi chiudiamo all’una, come gli altri, nel fine settimana”.

18:05 Ecco la pattuglia della polizia municipale: scendono due agenti. In un battibaleno dai bivacchi le bottiglie spariscono, rimangono dei bicchieri di plastica con birra o vino. I moldavi si spostano lato muro del condominio Acer. I vigili (perché tutti li chiamano così) controllano e si intrattengono cordialmente. I gruppetti sono aumentati e ora ci sono anche africani coi capelli rasta e altri europei. Uno di questi, un po’ alticcio, offre da bere al capopattuglia: “Lo sa che faccio il bravo”. Non è proprio vero, mi diranno poi degli altri: è già stato segnalato, gli hanno ritirato la patente.

L’agente imposta bonariamente una discussione sul rispetto delle regole.

Il cartello sopra il lampione è categorico: divieto di consumare alcolici al di fuori dei luoghi di somministrazione, ordinanza del 2015. Chiedo al capopattuglia se tale divieto è ancora in vigore. Mi risponde affermativamente ma che l’indicazione dai superiori è di far rispettare le regole con buon senso. “La linea è sottilissima, qui in piazzale Inzani” dice. Lascia intendere che si punta a tenere sotto controllo la situazione usando tolleranza. Si cerca di evitare il fatto grave, monitorando e tollerando alcuni comportamenti fuori dalle regole, purché non si esageri.

Alle 18:20 la pattuglia se ne va.

Il signore moldavo conferma: è da due mesi che “passano e rompono. Noi ci spostiamo un po’. Ma siamo tranquilli. Deve sentire a mezzanotte il rumore che fanno i tavolini del bar, quello è il vero problema”.

Vado a parlare con Virgilio. “Guarda non dico niente, tanto già le sanno tutti le mie critiche al Comune”. Ma è vero, domando, che ha subìto un furto? “Sì, tutti i locali qui hanno subìto furti quest’anno, tranne Rivamancina e invece due volte il Bastian Contrario. A me sono entrati la primavera scorsa da sotto la saracinesca, che lascia uno spazio tra gradini e scivolo, hanno sfondato la porta, arraffato il fondo cassa e altra roba. Poi da una finestrella sono andati nel cortile interno, si sono arrampicati sul pluviale e, passati nel condominio a fianco, sono scappati. Era mattina e li hanno visti. Niente, ho fatto riparare la porta, messo l’allarme e altri accorgimenti”.

Rispetto ai dati comunicati dal prefetto (-12% di furti in città) per i locali di piazzale Inzani è stato un anno pesante mentre, a sentire i residenti, nessuna abitazione sarebbe stata visitata dai ladri nel corso del 2025.

Sera: aprono i locali, arriva la gioventù

19:00 Un’auto si ferma davanti all’Africa market. Rimane, in divieto di sosta, fino alle 19:40. C’è qualche acquirente che esce con sacchetti di spesa ma in quel negozio almeno tre quarti dei clienti comprano solo bottiglie di birra.

Un operatore sociale che lavora coi migranti mi dice che a suo avviso “I problemi sono ingigantiti; questo quartiere sarebbe deserto se non ci fossero gli stranieri. D’altronde il problema, determinato da alcuni, è che vogliono vivere qua come vivono a casa loro, e questo evidentemente non è possibile”. Le persone che frequentano (o bivaccano, come volete) il piazzale sono immigrati di prima generazione e, di fatto, non sembra esserci integrazione ma coesistenza nel nostro tessuto sociale.

Ogni storia è diversa ma ho rilevato, sia dal signore tunisino che dal moldavo, come non abbiano intenzione di rimanere in Italia: quando tra una decina d’anni andranno in pensione, torneranno al paese d’origine. Un altro tunisino, invece, mi è sembrato sull’orlo della disperazione. Ha lavorato trent’anni come facchino e manovale, era coniugato ma da un po’ è separato e senza lavoro. Mi parla delle figlie che stanno a Ferrara, sposate, e non vede mai. Di fatto vive all’addiaccio, mangia alla mensa Caritas. Ha un bicchierino di caffè e una birra. Forse è quello che berrà meno di tutti. “Non tornerò più in Tunisia, là non c’è più nessuno della mia famiglia”.

19:30 Entro al Bastian Contrario. “Il grosso tema – mi dice Marco, il titolare – è distinguere il problema diurno da quello notturno. E comunque è già tutto scritto nei regolamenti comunali che sono pieni di commi. Per contrastare i bivacchi si può partire applicando ai market il divieto di vendita di alcolici freddi. Il problema dei tossici che fumano crack va affrontato con una strategia nazionale, con delle azioni di social street. Per il notturno il discorso vale per tutta la città: i dehors devono rispettare l’impatto acustico e si potrebbe introdurre il divieto di dare le bevande in bicchieri di plastica. Però consideriamo che per i locali il problema è un altro: quest’anno tutti, tutti stiamo registrando un calo del fatturato del -20% sull’anno scorso. C’è un calo generale dei consumi: la gente beve meno, mangia meno e si ferma di più. Si dovrebbe premiare chi si comporta bene e improntare un dialogo con gli altri per rimetterli in riga”.

20:00 C’è un alterco tra una coppia che esce da un palazzo e il gruppetto dei moldavi che occupano il marciapiede, ostruendo il passaggio. Il dissapore scema rapidamente. Dopo una mezz’ora i moldavi se ne vanno.

20:38 Una volante della polizia transita a passo d’uomo: i poliziotti osservano ma è tutto calmo.

Che destino per Padre Lino… la statua è una invisibile linea di demarcazione

20:55 I dehors dei locali hanno i tavolini tutti occupati, tranne il ristorante Opera Viva che stasera fa servizio al chiuso. Il vociare dai tavoli sotto i tigli è intenso. La statua di padre Lino è come una demarcazione. Di qua gli avventori “regolari”, tutti italiani, di là adesso rimangono solo tre ragazzi africani a bere dalle bottiglie. I tunisini si sono messi in borgo Fiore, sono rimasti in tre e sono palesemente ubriachi. Uno inveisce contro Israele. Di lì a un’ora non ci saranno più. L’assembramento di migranti che bevono e si intrattengono è nel crocicchio di via Imbriani che immette in piazzale Bertozzi. Quello sembra essere il vero punto critico dell’Oltretorrente.

21:15 Arriva il camioncino della raccolta differenziata dell’organico, svuota tutti i bidoni tranne uno che è riempito di vari rifiuti e, di fatto, abbandonato.

21:30 Non c’è più nessuno a bivaccare in piazzale. Nella vicina via Galaverna c’è una chiazza di orina e vetri in frantumi di una bottiglia.

21:45 Comincia il djset dentro il Gagarin. “Con questo – mi racconta Michele, che gestisce il locale assieme ad Alessio – fanno 52 mesi di attività. Siamo ancora in perdita, lo riconosco senza problemi. I tre mesi estivi per noi sono un bagno. Siamo un locale a trazione universitaria, fascia d’età 24/35 , ma le domeniche in cui ospitiamo musica dal vivo, blues, bossa nova, il target si alza ai 30/50”. “Saremo qui fino a quando riusciranno a farmi chiudere – commenta con un’ombra di amarezza – eppure non siamo solo un cocktail bar carino; organizziamo eventi che nessun altro fa: ospitiamo band locali, facciamo microfono aperto e, più importanti, le serate con Emergency e Ottavo colore parlando di temi non facili. Siamo anche noi un presidio per il quartiere. Abbiamo ricevuto tantissimi sopralluoghi della polizia municipale, e siamo sempre risultati in regola; devo dire che gli agenti hanno sempre agito con buon senso”.

22:30 A Rivamancina ci sono tavoli pieni e una quarantina di persone in piedi.

Nello stallo di sosta riservato ai disabili, si fermano, senza contrassegno, prima un opel corsa di un immigrato poi una mercedes A200 di un giovane parmigiano elegante.

22:50 Chiude Opera viva

23:00 Chiude Africa market. Grande afflusso a Rivamancina e buona affluenza al Gagarin (musica a porte ancora chiuse), il vociare è alto.

23:15 Virgilio sbaracca.

23:45 In borgo Fiore e piazzale Bertozzi non c’è più nessuno.

00:00 Scocca la mezzanotte e tutto è tranquillo, 150 persone a Rivamancina; una trentina fuori dal Gagarin che adesso tiene la porta aperta e la musica si sente abbastanza all’esterno. Da considerare che c’è l’effetto imbuto, dato dal restringimento in quel tratto che collega il piazzale con strada D’Azeglio.

Piazzale Inzani alle 00:45 di un venerdì di inizio settembre

Tenera è la notte, i nottambuli meno

00:30 Incrocio un residente: “Se le serate fossero tutte così ci metterei la firma. Vedrai cosa succederà tra poco quando riprenderà la vita universitaria”. E, comunque, fa notare che non ci dovrebbero essere avventori in piedi, che il livello acustico delle voci è troppo alto, che il Gagarin ha le porte aperte con la musica e invece dovrebbero essere chiuse. Chi abita in affaccio sul piazzale deve avere le camere da letto verso l’interno, altrimenti non può resistere.

00:45 Al Bastian Contrario spengono le luci; all’una chiude con una puntualità svizzera nel mentre a Rivamancina cominciano a ripulire i tavoli vuoti e al Gagarin chiudono la porta.

01:15 Un avventore del Rivamancina si allontana, va a orinare in via Galaverna e poi torna a sorseggiare il suo drink come niente fosse. Dal bar continuano a mescere qualche birra, mentre nel dehor, in uno sferragliare, impilano tavoli e sedie.

01:25 Il Gagarin comincia a chiudere; da via D’Azeglio arriva un gruppetto di ragazzi con due cartoni di pizze, si siedono a terra, vicino al Rivamancina. Ci sono ancora una cinquantina di persone in piazza, una ragazza gioca con un cane lupo. Una coppia si è appartata in via Galaverna, per lasciarsi o riconciliarsi.

01:35 A Rivamancina chiudono il tendone e il bar ma c’è attività di sistemazione per l’indomani, dal magazzino al locale; intorno la gente non si schioda, tenera è la notte a chiacchierare e finir di bere.

01:50 Dal Gagarin se ne vanno gli ultimi.

01:55 In piazza un gruppetto si mette a battere le mani. Il volume delle voci sembra più alto.

02:00 Un altro ragazzo va a orinare, in borgo Fiore.

Da via Galaverna la coppietta torna insieme, si è riconciliata.

02:05 Il gruppetto più numeroso, a prevalenza femminile, si avvia verso D’Azeglio, ma si ferma e intona un coro. Arriva un invito al silenzio dai gestori di Rivamancina. Si allontanano. Sul lato strada arriva e parcheggia un’auto, tre persone scendono e si intrattengono a bere, fumare e conversare.

02:15 Si salutano gli amici della pizza; rimangono tre gruppetti; c’è da dire che molti sono venuti in bici; che rimane poco “rudo” per terra, tutto sommato; che praticamente nessuno abita in piazzale o nei borghi d’intorno.

02:35 Spariscono tutti, cala il silenzio e finisce l’osservazione diretta del cronista. Buonanotte.

Francesco Dradi

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