Camminare nella Memoria

La Resistenza nei luoghi dov’è nata

Il periodo che va dalla fine del ’43 all’aprile del ’45 non può essere relegato ad un semplice seppur importante capitolo della storia d’Italia, perché il coraggio delle donne e degli uomini che hanno deciso di opporsi alla dittatura può ancora rappresentare una preziosa lezione per le nuove generazioni, un invito a riflettere sui valori che definiscono la nostra società.

Anche quest’anno, per l’ottantesimo Anniversario della Liberazione, ci ritroveremo a commemorare coloro che hanno sacrificato la vita per difendere la libertà, la giustizia e la dignità umana. Ma perché è così importante ricordare la Resistenza? La risposta ha sicuramente a che fare con la necessità di mantenere viva la memoria storica, di onorare il sacrificio di chi ha lottato contro il fascismo e il nazismo, ma anche e soprattutto con l’urgenza di trasmettere ai giovani l’importanza di opporsi alle ingiustizie, di scegliere la pace, la democrazia, la vita.

La memoria della Resistenza non può tuttavia ridursi ad un esercizio nostalgico ma deve rappresentare un impegno quotidiano. Le guerre, le dittature e le forme di oppressione non sono fenomeni relegati al passato. Proprio per questo, attualizzare quel periodo storico significa imparare a riconoscere le radici del totalitarismo e dell’intolleranza, per non lasciarsi sopraffare da ideologie che minacciano i diritti e la libertà di tutti.

Oggi, a distanza di ottant’anni, abbiamo più che mai bisogno di riscoprire le storie di chi ha agito seguendo il richiamo della propria coscienza. Storie di donne e uomini, giovani e anziani, intellettuali e contadini, preti e militari, che in un momento cruciale della storia dell’umanità hanno deciso di stare dalla parte giusta.

La Resistenza come movimento popolare è andato ben oltre gli orientamenti politici, come dimostra la grande partecipazione delle comunità del nostro Appennino, in larga parte prive di qualsiasi impostazione ideologica. E proprio la nostra montagna rappresenta forse l’ultimo luogo dove è ancora possibile entrare in contatto idealmente con quei ribelli.  Tra sentieri nascosti, rifugi improvvisati, inverni rigidi e decisioni estreme, è lì che la Resistenza ha preso forma. Il nostro Appennino non è stato solo lo sfondo delle vicende partigiane, ne è stato protagonista. Chi ha camminato sui nostri crinali, chi ha sostato nei nostri boschi, sa che quei luoghi parlano ancora. Non con le parole, ma con il silenzio, con la fatica della salita, con l’eco di una storia che ha lasciato segni ancora visibili.

Resti di un rifugio partigiano nei boschi sopra Osacca

Se oggi i principi di “libertà” e “giustizia sociale”, di “democrazia e “solidarietà” sono sotto attacco, tornare in quei luoghi può aiutare, soprattutto le nuove generazioni, a capire che quello che diamo per scontato è stato invece il frutto di scelte concrete, spesso dolorose, di chi si è inerpicato prima di noi, per farci strada.

Marco Cacchioli

Nota della redazione: Marco Cacchioli è guida ambientale escursionista e conduce gruppi alla scoperta delle battaglie e di rifugi e sentieri partigiani in val Taro e val Ceno. Ha dato vita al podcast “La Resistenza in Valtaro e Valceno” in cui narra storie della guerra di Liberazione, andando a fondo anche di vicende controverse. Lo trovate su Spotify

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