Con gli industriali torna l’ampliamento dell’aeroporto

Cosa dobbiamo aspettarci?

I fatti e qualche retroscena

Il finanziamento europeo in scadenza (9 milioni) sarà prorogato.

La Regione detassa l’imbarco: per Parma vale 1,3 milioni in tre anni.

Intensi contatti con Ryanair, si discute di 12 rotte

Il rientro degli industriali parmigiani al comando della Sogeap comporta il ritorno del piano di ampliamento dell’aeroporto “Verdi”. I fondi europei Fsc 2014-2020 (9 milioni rimasti inutilizzati dei 12 stanziati all’epoca) sono in scadenza al 31/12 di quest’anno e in mancanza di un piano esecutivo dovrebbero svanire, ritornare nel bilancio UE. Ma in Italia si trova sempre una scappatoia e così gli imprenditori di Apollo (la srl della cordata di imprenditori locali che ha acquisito la maggioranza di Sogeap) hanno “sensibilizzato” il deputato di FDI, Galeazzo Bignami, ora capogruppo alla Camera ma già viceministro ai Trasporti, affinché trovasse una soluzione, dato che quei fondi sono nella disponibilità del Ministero Infrastrutture e Trasporti. E così, magicamente, quel finanziamento pubblico torna disponibile per i desiderata degli industriali di Apollo.

No Cargo

Immediata la domanda: ma non è che torna il progetto di un aeroporto cargo? Al momento i vertici di Sogeap non rispondono. Stando alle fonti consultate da Parma Parallela tutto l’impegno sarebbe impostato per far diventare il “Verdi” un importante scalo passeggeri con rotte internazionali e non si parla di cargo. Per averne certezza, al di là delle dichiarazioni, occorrerà aspettare la presentazione del piano industriale.

Da zero a 1 milione di passeggeri, una sfida non facile

Si riparte da zero, anzi da uno … l’Embraer Phenom 300, il nuovo aereo dei Barilla. Per le note vicende (certificazione handling scaduta) ora non ci sono voli di linea in decollo dal “Verdi”. Ma per fare profitti quanti passeggeri devono transitare nello scalo di via Licinio Ferretti? Il piano di Centerline indicava il break-even in 700mila unità. Il vecchio masterplan prevedeva 1,2 milioni al 2035. Di fatto 1 milione di passeggeri è la stima degli studi di settore per stare in equilibrio.

Per raggiungere quell’obiettivo il PSA (piano di sviluppo aeroportuale) prevedeva l’allungamento della pista per consentire l’atterraggio di aerei di maggior portata, tra cui i cargo. Questo “vecchio” piano dovrebbe essere abbandonato. Apollo dovrebbe perseguire la strada di Centerline: puntare tutto sui voli passeggeri. E dunque il nuovo piano vedrà prioritariamente la realizzazione di almeno 2 nuove piazzole di sosta per i velivoli di linea. Ad oggi, infatti, il “Verdi” non può ospitare più di un aereo per volta e questo impedisce un volume di voli sostenuto.

Oltre alle piazzole di sosta, si prospetta un ampliamento del terminal, nuove aree parcheggio per le auto, adeguamenti tecnologici per atterraggi di precisione anche con la nebbia (casomai tornasse, la nebbia). Però attenzione: sembra che si stia valutando anche un allungamento marginale della pista, rimanendo nell’attuale sedime aeroportuale.

Nel frattempo, come anticipavamo, è stata formalizzata la richiesta di cassa integrazione per i dipendenti Sogeap e Air Mqq.

Nove milioni di euro, le coincidenze

In effetti è una coincidenza curiosa che gli industriali parmigiani investano 9 milioni di euro per salvare Sogeap e che i fondi europei per ampliare l’aeroporto corrispondano a quella cifra (come detto erano 12 milioni ma 3 furono spesi nel 2021-22 per adeguamenti della pista). Cifre identiche ma, appunto, una coincidenza. È prevedibile che gli industriali dovranno investire altri denari per l’operatività del “Verdi” nel 2026.

La Regione neutralizza la tassa d’imbarco

La giunta della Regione Emilia-Romagna ha previsto di stanziare nel prossimo triennio 6 milioni di euro per “azzerare” la tassa d’imbarco degli aeroporti minori (denominazione corretta: addizionale comunale sui voli, council tax all’inglese). La tassa è di 6,5 euro per ogni passeggero in partenza. La definizione “comunale” di questa tassa trae in inganno poiché non passa dal Comune ma è introitata direttamente dallo Stato. Per gli aeroporti minori, ossia con un traffico al di sotto del milione di passeggeri, è possibile un accordo tra regioni e ministero infrastrutture stabilendo un forfait che copra 3 o 5 anni, fissando come base il traffico passeggeri dell’anno precedente, in questo caso il 2024. I tre aeroporti minori sono Parma, Forlì e Rimini, che l’anno scorso hanno visto transitare in partenza circa 300mila passeggeri. Su questa base la Regione Emilia-Romagna si è impegnata a versare al ministero la tassa corrispondente, pari a poco meno di 2 milioni di euro l’anno, dal 2026 al 2028. Se il numero di passeggeri in questi aeroporti aumentasse o diminuisse l’esborso rimarrà uguale; è un accordo a forfait, appunto.

Nel complesso per l’aeroporto di Parma è un benefit di 1,3 milione in totale, 434mila euro l’anno.

Fortemente critici contro la tassa d’imbarco sono le compagnie aeree, in particolare Ryanair. Benché facciano solo da esattori (e il costo si riversi sul gestore aeroportuale) vedono questa tassa come un fattore negativo di marketing perché aumenta visivamente il costo del biglietto e questo aspetto può scoraggiare il viaggiatore alla ricerca del prezzo più basso.

Le perplessità

L’impegno della Regione ha trovato consenso tra i gestori aeroportuali e nella politica, con il plauso del centrosinistra e l’abbozzamento del centrodestra. Diversi cittadini, tra cui lettrici e lettori di Parma Parallela, vedono uno spreco di denaro pubblico nel continuare a sostenere iniziative private che finora hanno prodotto risultati economici negativi.

A dar voce alle perplessità è stata esplicitamente Europa Verde. “Non possiamo accogliere senza riserve la proposta di intervenire sulla council tax per gli scali minori – commentano i coportavoce dei Verdi, Sara Londrillo ed Enrico Ottolini -. Se è vero che il tema del sistema aeroportuale regionale è presente nel programma di mandato, riteniamo che la scelta indicata non sia quella più efficace né la più coerente con gli obiettivi di mobilità sostenibile e transizione ecologica che la coalizione si è data … Forlì e Parma sono in una condizione strutturale di fragilità. Pensare che possano sostenere volumi consistenti di traffico significa ignorare limiti che la storia ha già mostrato”. “Il riequilibrio – aggiungono – è necessario, ma non può passare da un aumento netto dei passeggeri, né tantomeno da un modello “mordi e fuggi” che porta vantaggi minimi e temporanei, svuota i territori e amplifica gli impatti ambientali. Più voli significano più emissioni, più rumore, più pressioni sulla salute delle persone. Se vogliamo parlare di sviluppo, dobbiamo considerare anche i costi collettivi”. (Qui il comunicato integrale di Europa Verde).

Ryanair

Un paio di giorni fa il gran capo di Ryanair, Michael O’ Leary, ha fatto visita al presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele De Pascale, per parlare del sistema aeroportuale regionale, in particolare delle condizioni per tornare a far volare gli aerei dalla livrea gialloblu negli scali minori. A ruota O’ Leary avrebbe incontrato i vertici Sogeap, l’Ad Bufo e il nuovo presidente Banchini. Viste le turbolenze di quest’anno, il manager irlandese sarebbe disposto a impegnarsi su Parma solo se vedrà stabilità e affidabilità negli interlocutori e uno dei presupposti per far atterrare più aerei al “Verdi” sarebbe un adeguamento dello scalo, in modo da ospitare più voli in contemporanea.

Dal lato parmigiano le richieste sarebbero di 12 rotte, almeno 6 delle quali da e verso capitali europee.

Incoming turistico

E qui spunterebbe un altro capitolo di sostegno con fondi pubblici, per invogliare Ryanair. Ossia la valorizzazione di Parma come destinazione turistica, sulla stregua dell’impegno definito la scorsa estate dall’APT della Regione Emilia-Romagna per Rimini, per un controvalore complessivo di 3 milioni. Questo accordo prevederebbe una politica di incoming, ossia la promozione turistica con manifesti negli aeroporti di partenza dei voli su Parma e sui magazine e altro materiale delle compagnie aeree. Su questo aspetto si dovrebbero impegnare finanziariamente, oltre alla Regione, anche il Comune e la Provincia di Parma. A quanto appreso ci sarebbe un’intesa di massima stabilita tra le istituzioni, Sogeap e la compagnia low cost ma a partire dal 2027, dopo che sarà ripresa l’attività a pieno regime del “Verdi”.

Centerline

E i canadesi di Centerline che fine hanno fatto? All’udienza di giovedì scorso dal giudice fallimentare non si sono visti né il ceo O’Brian, né il vice Criado che invece erano presenti alla prima udienza. A cose fatte è giunto un comunicato stampa, dando una versione invero singolare di quanto accaduto in questi mesi. “Insieme al team di specialisti dell’aeroporto e ai nostri partner globali, – scrive Centerline Airport Partners – abbiamo lavorato per costruire un business plan solido e a lungo termine per l’aeroporto, ponendo le basi per una crescita sostenibile e per un impatto economico significativo per la Regione. Grazie a questo lavoro, abbiamo spianato la strada ad un asset che ha avuto una storia turbolenta dandogli così una vera opportunità per raggiungere il suo potenziale”.

In questa nuova fase di sviluppo, – prosegue il comunicato – si è capito che era necessario ulteriore capitale per accelerare il rilancio e il programma infrastrutturale. Un nuovo consorzio di imprenditori di base a Parma, guidato dalla famiglia Barilla, ha manifestato l’intenzione di contribuire a questa operazione e di assumere il controllo in linea con i propri obiettivi di investimento”.

Centerline ha rispettato questa scelta e ha deciso di mantenere una quota di minoranza anziché partecipare come socio di maggioranza a un nuovo round di finanziamenti. Questo ci permetterà di supportare il rilancio dell’aeroporto grazie alla nostra esperienza strategica mentre i nuovi investitori assumeranno la guida della prossima fase di sviluppo in linea con le loro priorità. Ribadiamo il nostro impegno nei confronti dell’Aeroporto Internazionale di Parma e restiamo pienamente convinti del suo futuro potenziale. Attendiamo con entusiasmo di assistere all’avanzamento del business plan che abbiamo contribuito ad elaborare e di contribuire al successo dell’aeroporto sulla base del nostro attivo coinvolgimento e dell’esperienza maturata nel settore”. (Qui il comunicato integrale di Centerline).

La curiosità finale

Si rincorrono le voci sul nuovo assetto di Sogeap, su quale sarebbe la reale quota di Apollo srl (75% o 50%) in relazione all’impegno diretto di Upi tramite Parma Aeroporto srl (che rimarrebbe azionista al 20%), tutto questo in relazione ai mutati rapporti di forza interni, tra industriali e manager. Si vedrà come sarà la composizione del consiglio d’amministrazione.

Altre voci sono diffuse sulla perdita di potere, o meno, del direttore Upi, Cesare Azzali, che, a dispetto di aver rappresentato il nuovo azionista di maggioranza di fronte al giudice fallimentare Vernizzi, non è comparso in alcun modo sul giornale cittadino. C’è chi legge in questi dettagli un segnale di cambiamento, che segue quello avvenuto in modo inatteso nella Fondazione Collegio Europeo di Parma a fine ottobre, dove è stata rinnovata la presidenza dopo 23 anni. (dra.fra)

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