Sciopero alla Padanaplast di Roccabianca
Vertenza dei 120 lavoratori per gli adeguamenti contrattuali
Adesione quasi totalitaria allo sciopero alla Padanaplast di Roccabianca (gruppo Eni-Versalis) indetto dai sindacati Filctem Cgil e Usb Lavoro privato. Oggi, venerdì 25, è il terzo giorno di astensione dal lavoro, con il blocco della fabbrica. La modalità è quella dello sciopero di 4 ore articolato a macchia, a inizio turno o fine turno, a seconda dei reparti.
Dai primi riscontri sindacali l’adesione è stata pressoché totale, da parte dei 90 operai (il personale degli uffici non era coinvolto). Lo sciopero ha comportato, di fatto, il blocco della produzione e anche ostacolato gli approvvigionamenti, il che rallenterà la ripresa dell’attività dello stabilimento, dopo le ferie di agosto. In contro risposta il management ha disdettato il tavolo delle trattative per gli adeguamenti contrattuali, incontro che doveva tenersi oggi, prima della pausa per ferie. Se ne riparlerà a settembre. (In foto lo stabilimento Padanaplast, credits Google Maps).
Ma cosa chiedono i lavoratori, tramite i sindacati e le RSU? Innanzitutto un aggiornamento dei livelli e degli inquadramenti contrattuali, poiché vi sono diversi casi di lavoratori nel medesimo ruolo nella gestione degli impianti, però inquadrati con livelli differenti. Questo si ripercuote in busta paga: nel concreto si tratta di 50-60 euro mensili in meno che, in tempi di inflazione, si fanno sentire acutamente. Un’altra richiesta pressante riguarda la sostituzione dei dipendenti che vanno in quiescenza affinché siano rimpiazzati con assunzioni dirette del personale interinale che già lavora in azienda. Secondo fonte sindacale sui 120 addetti in Padanaplast sono circa 30 gli interinali o in staff leasing. Il contratto e la busta paga sono uguali, non così le garanzie che gli interinali possono attestare presso le banche per richiesta mutui o altre esigenze, vedendosele spesso respingere.
La storia della Padanaplast è una parabola ormai tipica: fondata nel 1971 da un’intuizione di un imprenditore locale (Carlo Avanzini) nel tempo si è specializzata nella produzione di tubi e compound di una miscela plastica innovativa. Acquisita dalla Solvay nel 2000 e poi, nel 2017, dal gruppo marchigiano Finproject, è di nuovo passata di mano quattro anni fa, nel settembre 2021, entrando in Versalis, società del gruppo Eni impegnata nei settori della petrolchimica e della chimica “sostenibile”, da fonti rinnovabili.
Nell’ultimo anno, anche a seguito di razionalizzazioni nel gruppo Eni-Versalis, con le chiusure di stabilimenti al sud (Brindisi, Priolo), i sindacati hanno registrato un irrigidimento nella posizione del management della Padanaplast che, sulle rivendicazioni di adeguamenti contrattuali, è divenuto evasivo e procrastinatore. Tra le varie richieste dei lavoratori c’era anche la riqualificazione degli spogliatoi, unica cosa che è stata riconosciuta. E dunque la vertenza si è inasprita ed ha portato a un primo sciopero il 4 luglio e ora a questo nuovo pacchetto di ore di astensione dal lavoro, nella speranza che la situazione possa sbloccarsi in autunno.
La maggior parte di operai e impiegati alla Padanaplast è residente nella bassa parmense, con una piccola minoranza di Fidenza. (dra.fra)
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