La vergogna cambia lato: il MeToo che scuote il teatro italiano a partire dal Teatro Due
Ieri, 6 dicembre, in una Casa delle Donne gremita fino al marciapiede di Via Melloni, crediamo e speriamo di essere stati testimoni di un momento di quelli che segnano un prima e un dopo. Un momento in cui finalmente si fa rumore, perché come dice Elisabetta Salvini, presidente della Casa delle Donne, nel suo intervento di apertura dell’incontro “Rompere il silenzio”: occorre scuotere una città silente e addormentata, perché “il femminismo educato è capitolazione”.
In questi giorni si sta scatenando un “me too” i cui effetti sono destinati a superare i confini di Parma per coinvolgere e sconvolgere l’ambiente del teatro italiano. Come dice Gisèle Pelicot (la donna francese per anni narcotizzata dal marito e fatta stuprare da sconosciuti) evocata da Cinzia Spanò dell’associazione Amleta, finalmente la vergogna cambia lato.
Le attrici vittime, Federica Ombrato e Veronica Stecchetti, escono allo scoperto con i propri corpi, le facce e le voci provate e tremanti, quanto fiere e determinate: il predatore, il “Re”, finora si è nascosto dietro un anonimato di pulcinella imposto dalla sentenza di un tribunale. (Leggi il nostro editoriale).
Un’imposizione contro la quale le associazioni femministe stanno valutando un ricorso, ritenendo che un provvedimento del genere perpetui e consolidi il potere dei responsabili. L’anonimato in teoria dovrebbe riguardare anche il teatro ma con il comunicato stampa rilasciato in contemporanea all’incontro, e letto pubblicamente suscitando incredulità e sdegno, toglie almeno questo velo: si tratta del Teatro Due. Il comunicato lo trovate a questo link.
I fatti
La vicenda, ben sintetizzata dall’avvocata Chiara Colasurdo di Differenza Donna, riguarda un’interminabile serie di abusi sessuali conditi da vessazioni, umiliazioni e minacce ad opera del famoso regista, iniziata almeno del 1998 a danno di giovani attrici che lavoravano sotto la sua direzione. Dopo decenni in cui pare che tutti nell’ambiente sapessero senza che nessuno volesse o potesse intervenire, due attrici, allieve nel 2019 di un corso di alta formazione tenuto dal teatro stesso, hanno trovato il coraggio di denunciare molestie e violenze sessuali subìte, affrontando anni di calvario personale, famigliare e legale. E adesso altre vittime si stanno facendo avanti.
Con il supporto di una rete di associazioni, tra le quali Amleta e Differenza Donna e della Consigliera di parità della Regione Emilia Romagna Sonia Alvisi, si è finalmente arrivati alla sentenza del Giudice del Lavoro. Una sentenza storica, che non solo riconosce gli abusi, ma condanna il Teatro Due a risarcire le vittime in quanto complice del predatore seriale, per non avere fatto quanto in suo potere al fine di prevenire o interrompere le violenze, delle quali la direzione non poteva non essere a conoscenza.
Il regista non collabora più da tempo con il teatro, ma il suo allontanamento è avvenuto solo dopo che la macchina giudiziaria si era messa in moto, erano arrivate denunce e diffide e non era più possibile fare finta di niente.
In aggiunta, il Tribunale ha imposto al Teatro una serie di interventi organizzativi e formativi per prevenire il ripetersi di situazioni di abuso, interventi che ad oggi risulta siano stati effettivamente attuati.
Le sentenze possono essere scaricate dal sito della Casa delle Donne a questi link
Corte d’Appello del Tribunale di Bologna, sezione Lavoro, Sentenza n. 46 del 02/02/2025
Tribunale di Parma, sezione Lavoro, Sentenza n. 474/2025 del 20/09/2025
Perché non c’è stata denuncia penale?
Questa è stata una delle prime domande giunte dal pubblico, alla quale l’avvocata Colasurdo ha risposto con chiarezza: la legge prevede che i reati di violenza sessuale debbano essere denunciati entro un anno dai fatti, mentre le vittime hanno trovato il coraggio di farsi avanti solo più tardi e la Procura, pur riconoscendo la credibilità del loro racconto, non ha potuto dare seguito alla denuncia.
E adesso?
Una parte rilevante della discussione, anche a seguito dell’intervento del presidente del Consiglio Comunale, Michele Alinovi, ha riguardato il futuro del Teatro Due e dei suoi vertici. Sicuramente la sentenza infligge un colpo durissimo, considerando esplicitamente la direzione corresponsabile degli abusi per avere omesso di vigilare e intervenire, non potendo non essere a conoscenza di quanto stava avvenendo. Appare evidente che il Comune di Parma e la Regione Emilia Romagna, che finanziano il Teatro Due con fondi pubblici, non potranno che esprimersi con decisione, ed è lecito aspettarsi cambiamenti considerevoli nella governance del teatro. Se nulla dovesse accadere qualcuno evoca anche il boicottaggio del teatro, qualcun altro presidi in occasione degli spettacoli.
Quello che è certo è che dopo la giornata di ieri nessuno potrà più fare finta di nulla, la nebbia dell’omertà e dell’indifferenza è stata spazzata via.
Rolando Cervi



Non ho la minima idea di chi sia, ma il nome ha poca importanza: la gravità dei reati e l’idea che possano essere penalmente non perseguibili è un orrore giuridico, morale, etico. Una stortura.Solidarietà piena, per quel che vale.