Riaprono i negozi a Parma (senza nuovi centri commerciali). Turismo: boom di case vacanze che sottraggono alloggi per gli affitti
L’epitaffio politico lo ha lasciato Claudio Franchini, direttore del gruppo Ascom Confcommercio Parma: «Se il grande mall avesse aperto sarebbero stati dati diversi». Ossia: oggi non ci sarebbe nessun rallegramento per i tanti negozi che aprono in città ma, al contrario, chiusure in serie.
Il grande mall è l’ecomostro abbandonato, vicino alle Fiere. Ne riparliamo sotto, per rinfrescare la memoria.
La dichiarazione di Franchini è giunta al termine del giro di interventi degli ospiti alla conferenza stampa del Comune di Parma sulla presentazione dei dati sulle attività economiche a Parma. Tutti col segno + in ogni settore di commercio, artigianato e servizi. Nel 2024, rispetto all’anno precedente, si registrano un totale di 378 attività in più (708 nuove aperture a fronte di 330 cessazioni). Per il commercio in specifico i dati dicono 161 aperture contro 118 chiusure per i negozi di vicinato e 11 aperture e 2 chiusure per le medie strutture, con superficie di vendita compresa tra 250 e 2.500 mq.
Stesso discorso per bar e ristoranti (+21), commercio all’ingrosso e online (+371), artigianato di servizi (+55) e strutture sanitarie (+8). Anche le strutture ricettive portano un bel segno positivo ma qui sono luci e ombre. Ci arriviamo tra poco.
I dati di Parma (qui il report completo), con più aperture che chiusure, sono in controtendenza nazionale e il sindaco Michele Guerra si frega le mani, metaforicamente: «Si parla di città in crisi, si usano toni allarmistici e oggi invece usciamo con l’ottimismo nel cuore. Quando l’assessora Vernizzi mi ha comunicato che erano pronti i dati sul commercio mi aspettavo il segno meno dappertutto. E invece… questa è una fotografia per cominciare a ragionare e fare analisi economiche e sociologiche. Sono dati positivi e dietro i numeri dovremo fare analisi qualitative, ci sono quartieri che prosperano e altri su cui lavorare. Ma sono anche il frutto dell’impegno di questi tre anni».

I numeri sono stati snocciolati dall’assessora al commercio, Chiara Vernizzi, che ha richiamato come l’attività dell’Amministrazione «tramite i bandi abbia rafforzato alcune zone: Oltretorrente, via Mazzini e via Garibaldi, e recentemente il Pablo». Il prossimo passo sarà dar forza al cosiddetto “Hub urbano di Parma” per i quartieri Parma Centro e Oltretorrente, recentemente approvato dalla Regione Emilia-Romagna che entro fine anno emetterà un bando per assegnare 14 milioni a cui peraltro concorreranno ben 63 hub urbani riconosciuti in tutta la regione.
Le riflessioni di sindaco e assessora si sono poi concentrate sulle difficoltà del ricambio e della continuità generazionale dei commercianti, anche quelli che continuano a ottenere buoni risultati economici.
Tra le dichiarazioni e i commenti dei rappresentanti di Ascom-Confcommercio, Confesercenti e Cna, succeduti alla presentazione dei dati, nella sala di rappresentanza in municipio, quello più ficcante è stato di Franchini: «In cinque anni vi sono stati grossi cambiamenti nel commercio. In città constatiamo che non ci sono state aperture di grandi strutture di vendita, sopra i 2mila metri quadrati. È un cambio di paradigma». Da qui la dichiarazione sul mall di Baganzola.
Il piano urbanistico attuativo del Mall venne approvato dal consiglio comunale con Vignali sindaco, nel 2009, e poi ribadito con il permesso a costruire concesso dall’Amministrazione Pizzarotti nel 2017. Erano previsti 110 negozi, un cinema multisala e altre attività.
Le associazioni ambientaliste (Legambiente, Wwf, Ada) si accorsero che il mega centro commerciale interferiva con la fascia di rischio dell’aeroporto e fecero un esposto alla Procura della Repubblica che il 18 ottobre 2018 mandò la Guardia di Finanza a sequestrare il cantiere, con l’ipotesi del reato di abuso d’ufficio. L’area è stata dissequestrata nel 2022 ma la sussistenza della fascia di rischio aeroportuale è stata confermata e il nuovo permesso a costruire ha ridotto in maniera drastica cubature e numero di attività, stravolgendo e annullando di fatto la possibilità di edificare un centro commerciale.
A proposito di grandi superfici di vendita ora è in ballo la possibilità di un consistente ampliamento dell’ex Parma Retail, ridenominato in Parma Promenade che sulla carta prevede 80 punti vendita di grandi catene commerciali.
Altro argomento affrontato è stato quello delle strutture ricettive. Nel 2024 si sono registrate 231 aperture contro 95 chiusure (+136). Se il numero degli alberghi è rimasto stabile è aumentato quello delle strutture extralberghiere: b&b, case e appartamenti per vacanze, affittacamere e appartamenti ammobiliati per uso turistico. Questi ultimi rappresentano ben 161 strutture delle 321 menzionate.
Questo numero letto in controluce – come rilevato dal vostro cronista – significa 161 appartamenti sottratti al mercato abitativo locale e degli studenti fuori sede. Questa interpretazione è stata confermata dal sindaco Guerra che ha spiegato: «Il turismo a Parma cresce come presenze ma gli albergatori denunciano una flessione. Questo si vede soprattutto nell’accoglienza di nuclei familiari, il costo di locazione di un appartamento per una famiglia di 4 persone è sensibilmente inferiore rispetto al costo alberghiero. Di fatto le famiglie di turisti stranieri cercano solo quella tipologia di case vacanza. Stiamo vedendo cosa succede nelle città a maggior attrattività turistica, con i centri storici svuotati degli abitanti.
Parma non è ancora a quel livello di rischio ma un pensiero lo stiamo facendo su come contrastare questa tendenza. Si tratta di combattere con due risposte: da un lato la leva fiscale, seppur nel poco che ci compete dall’altro con politiche abitative che intercettino case vuote. In questo senso va la Fondazione Parma Housing Center, per permettere ai piccoli proprietari di affittare senza incorrere nei due rischi principali che vengono spesso citati, l’insolvenza e i danneggiamenti. Poi c’è un discorso da affrontare sui canoni che devono essere accessibili. Siamo appena partiti ma la Fondazione per la casa sta ricevendo un buon riscontro di interesse».
Francesco Dradi
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